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Segnali di speranza nei nuovi dati degli aiuti pubblici allo sviluppo

Comunicato stampa: PER LA PUBBLICAZIONE IMMEDIATA

LONDRA, 13 APRILE 2016.  Il Comitato di aiuto allo sviluppo (DAC) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato oggi i dati preliminari relativi all’Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) per il 2015, che mostrano il contributo complessivo stanziato dai paesi donatori lo scorso anno.

Dopo molti anni di declino, gli aiuti bilaterali ai paesi meno sviluppati sono finalmente tornati a crescere. Tuttavia, i nuovi dati mostrano anche un forte incremento della porzione degli aiuti utilizzati all’interno degli stessi paesi donatori, che potrebbe comportare una riduzione degli aiuti per l’Africa nei prossimi anni.

L’ammontare complessivo dell’assistenza è aumentato del 6.9% circa in termini reali tra il 2014 ed il 2015, mentre gli aiuti spesi per i rifiugiati entro i confini degli stessi paesi donatori sono quasi raddoppiati e rappresentano il 9% (12$ miliardi) del totale. Molti paesi, inclusa Germania e Olanda, sono attualmente i principali beneficiari dei propri stanziamenti, mentre cinque paesi spendono in patria più del 20% dei loro budget per lo sviluppo.

Adrian Lovett, Vice Presidente ad Interim di The ONE Campaign, ha dichiarato:

“Questo è un incoraggiamento per gli attivisti che hanno insistito sul fatto che i costi della crisi dei rifugiati non debbano essere fronteggiati a discapito dei paesi più poveri del mondo. È promettente vedere che l’aiuto ai più poveri sta finalmente iniziando ad aumentare. Ma la povertà estrema deve essere contrastata con lo stesso senso di urgenza che gli Europei hanno dimostrato nel sostenere i rifiugiati. In un anno, i governi hanno raddoppiato la loro spesa in patria per i costi dei rifiugiati, ma l’aumento degli aiuti bilaterali ai paesi meno sviluppati è stato solo del 4 %. Non sarebbe lungimirante se, per fare fronte ai costi sostenuti internamente, i governi trascurassero di finanziare lo sviluppo sul lungo termine per alcune tra le persone più vulnerabili del pianeta. Possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose.

È passato meno di un anno da quando i leader del mondo hanno concordato una nuova serie di obiettivi per porre fine alla povertà, ed è ora il momento di tradurre quei piani in azione. Con degli aumenti marginali degli aiuti, che a malapena tengono il passo con la crescita economica, non riusciremo a porre fine a povertà ed instabilità nel corso delle nostre vite. I leader del mondo devono assumersi un chiaro impegno che privilegi i più poveri, in particolare le donne e le ragazze, principali vittime della povertà estrema.”

Diane Sheard, Direttrice Esecutiva ad interim per l’Europa, ha dichiarato:

“L’Italia ha aumentato i suoi aiuti allo sviluppo del 14.2% nel 2015. Anche escludendo da questo calcolo l’incremento dei costi degli aiuti destinati ai rifiugiati, l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano ha comunque registrato un solido aumento del 7.5% rispetto ai livelli del 2014. Con la promessa del Primo Ministro Renzi di diventare il 4° più grande donatore del G7 in tempo per il vertice italiano nel 2017, indicata anche nel DEF della scorsa settimana, e con i crescenti stanziamenti per lo sviluppo nella Legge di Stabilità 2016, siamo lieti di vedere l’Italia fare un passo avanti nella lotta contro la povertà estrema nell’era dei nuovi Obiettivi Globali.

Detto questo, mentre l’Italia continua a lavorare per raggiungere l’obiettivo internazionale di sviluppo – fissato allo 0,7% del PIL – il governo deve garantire che l’aiuto italiano abbia il massimo impatto nella riduzione della povertà, investendo il 50% degli aiuti nei paesi meno sviluppati. Solo cosi potrà aiutarli a soddisfare le necessità di base, come sanità e istruzione, e ad uscire dalla povertà.”

***FINE ***

Note per i redattori:

Per contatti, informazioni e interviste: Giada Cicognola // [email protected] // +44 (0)7880 201 080 // +44 (0)20 7434 6938

I dati ufficiali dell’OCSE sono disponibili all’indirizzo: http://www.oecd.org/newsroom/development-aid-rises-again-in-2015-spending-on-refugees-doubles.htm

CHI SIAMO: ONE è un’organizzazione sostenuta da oltre 7 milioni di persone che opera con campagne e attività di sensibilizzazione per porre fine alla povertà estrema e alle malattie prevenibili, soprattutto in Africa. Apolitica, ONE mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare di concerto con i leader politici per combattere l’AIDS e le malattie prevenibili, aumentare gli investimenti a favore dell’agricoltura e dell’alimentazione e chiedere più trasparenza nei programmi di lotta alla povertà. Per saperne di più: www.one.org

L’OCSE e l’aiuto pubblico allo sviluppo:

Il Comitato di aiuto allo sviluppo (DAC) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) definisce gli aiuti alla cooperazione e ne monitora i flussi verso i paesi in via di sviluppo. Il comitato misura i flussi di risorse dal 1961.

Particolare attenzione è stata riservata alla componente pubblica e a carattere agevolato di tali flussi, il cosiddetto “aiuto pubblico allo sviluppo” (APS). Il DAC ha definito per la prima volta l’APS nel 1969, rendendone più rigida la definizione nel 1972. L’APS è il metro di misura utilizzato praticamente nella totalità degli obiettivi di assistenza alla cooperazione e in tutte le valutazioni di efficacia degli aiuti. Tale definizione assume particolare rilevanza per quanto riguarda l’obiettivo globale di destinare lo 0,7% del PIL dei paesi donatori all’assistenza allo sviluppo.

Petizione:

ONE, Oxfam, Global Citizen e altre organizzazioni promuovono una petizione comune per chiedere ai leader europei di far fronte alle necessità dei rifugiati che raggiungono le nostre frontiere, senza che questo vada a discapito dei più poveri del mondo. Le organizzazioni promotrici chiedono ai governi di far si che gli aiuti siano destinati alla lotta contro la povertà estrema, privilegiando le popolazioni e i paesi più poveri. A tutt’oggi oltre 115.000 persone hanno firmato la petizione.